Un libro ha scelto me : “ Storie di ombra e luce” di Vera Faraone Ed .Ensemble

UN LIBRO HA SCELTO ME

(di Nancy Antonazzo)

Ho detto ad un’amica che questo libro di racconti sceglierà anche lei e le ricorderà qualcuno. Questo è il suo potere. Mi ha scelto per ricordarmi che la durata delle relazioni ordinarie sta nel loro vissuto, che le emozioni ci scuotono dentro adesso, ma  sono come la luminosità delle stelle, sono solo conseguenze di una vita già vissuta: un dashboard di vite pronte a risplendere come ipertesti.

Sono storie di gente che “non si conosce”, ma che noi riconosciamo. Ad ogni capitolo è come se qualcuno si alzasse e dicesse: “vuoi conoscere la mia storia?” E tu lo ascolti e pensi che ne hai già sentite come questa, eppure vuoi sapere se questo finale sia diverso. Il talento più grande è nella capacità di dare la giusta importanza ai dettagli, rendendoli essenziali quanto le azioni dei protagonisti per l’avanzare della storia.

Alla fine senti una profonda gratitudine: triste o sorridente, sollevato o infastidito, ma comunque grato, una persona ha detto: “sorpreso”. Il lettore sa che il finale non poteva essere diverso da quello, eppure non se lo aspetta o ne vorrebbe uno diverso. Anche i personaggi secondari sono protagonisti e ne vorresti sapere tanto più di loro e dei dettagli delle loro storie, perché l’affresco della vita è una tessitura senza fine.  La narrazione è elegante e seducente, ma non ti dice menzogne e non intende rassicurarti.  Anche tu vorresti che qualcuno sapesse raccontare la tua vita allo stesso modo e sei grato proprio perché qualcuno saprebbe farlo con onestà e senza giudizio .

Alcuni estratti da: “ Storie di ombra e luce” di Vera Faraone Ed .Ensemble

Normalità

(…)

Si avvicinò. Pulendosi le labbra con un fazzolettino di carta, chiese gentilmente: – Interessato?

Non era un approccio sessuale, mi era ben chiaro. Lo avvertivo dal suo odore.

Indicò con un cenno del capo le macchie rosse sul bianco del fazzoletto.  – Sì – risposi secco. Ero incuriosito.

Si avvicinò ancora e, con fare confidenziale, armeggiò coi sacchetti della spesa lasciandomi intravedere carni di vario genere. A un soffio dal mio orecchio spiegò che faceva parte di un gruppo di uomini e donne che di giorno conducevano una vita normale, ma la notte si trasformavano in vampiri. Bevevano sangue, un cucchiaino al giorno, di vario tipo, anche umano, durante riti di gruppo per condividere l’esperienza. Altro che droghe, siringhe o piste di coca, spacciatori, dipendenza.

-Si smette quando si vuole – disse – e la materia prima è facilmente reperibile-.  Agitò il sacchetto con la carne. – Basta centrifugare! – Fece una pausa per osservare la mia reazione. Nessuna.

Strizzò un occhio – Non siamo vampiri, i vampiri non esistono-. Tacque.

 

La proposta di matrimonio

(…)

La mano rugosa gli tremava leggermente, ma riusciva ancora a stringere la biro nera, tra pollice e indice. Con l’altra, teneva fermo il foglio bianco sul tavolino girevole che passava a ponte sulle ginocchia. Per fare spazio al foglio gettò a terra i flaconi di Cerebroben e Arteriopulix, un bicchiere di plastica e un pacchetto di fazzolettini di carta rischiando di strapparsi la flebo dal braccio e gli elettrodi che gli monitoravano il cuore. “Era il momento di scrivere quella lettera a… come si chiamava..? Ornella. No, Checchina. Oh, sarebbe andata bene anche Checchina. ”Iniziò con Mia dolce Checchina, ti ricordo in questi ultimi…

Entrò l’infermiera dai grossi polpacci. “Dobbiamo fare l’iniezione, vero Signor Rocco?”, lo girò energicamente di fianco, “Ecco, così. Bravo. Visto che non ha sentito dolore?” Gli frizionò con forza il disinfettante sulla natica smagrita. Uscì.

Il signor Rocco sorrise sghembo con la bocca rattrappita senza dentiera. E intanto rimuginava su cosa avrebbe scritto. Dove era rimasto? In questi ultimi… Ultimi, cosa? Istanti, giorni, anni?

Nudità

(…)

Figlia unica di madre laureata, insegnante e non sposata, mi portò dall’oculista quando avevo tre anni perché affetta, secondo lei, da un leggero strabismo. Quel giorno il medico ammirò il colore e la forma delle mie pupille.

I complimenti diretti a me mia madre li assorbì avida, se ne appropriò. Erano suoi di diritto.

Spiegando la sua preoccupazione le bastò guardare più intensamente l’oculista e quello mi prescrisse lenti spesse, gli parlò ancora guardandolo di striscio e mi prescrisse occhiali da portare tutto il giorno. Con l’ultima occhiata di mia madre l’oculista disse che erano da portarsi a vita.

Due giorni dopo avevo un paio di piccoli occhiali rosa.

Mia madre, tenendomi per le braccia, mi bloccò davanti a uno specchio, si chinò su di me e disse: – Ora sì che sei carina! Li guarderanno tutti. Non toglierli, ne compreremo tanti altri, tutti quelli che ti piaceranno. Sarà divertente, vedrai!

Tenendomi per le braccia mi bloccò davanti a uno specchio.

Il viola del suo sguardo aveva scolpito nel mio cervello che per essere carina dovevo portare gli occhiali. Sfiorai la montatura liscia coprente, la vidi colorata e allegra. Ero bella.”

 

 

 

 

Le scosse di Aprile

Terminata la (breve) sosta pasquale, Terremoti di Carta è pronta a ripartire con le iniziative di aprile, animate dai protagonisti della nostra associazione. A voi le scosse di questo mese!

  • Si inizia, già il 4 aprile, con il nostro socio onorario Mario Falcone. Lo scrittore messinese, nello scenario della libreria Ubik – La Gilda dei Narratori, alle ore 18 presenterà “Piccole Pietre”, dialogando con la poetessa Francesca Panarello. Interverrà, nel corso del pomeriggio, Gianluca Buttafarro, editore de “La Feluca”;
  • continua, presso l’IC “Enzo Drago” – scuola primaria, il laboratorio di scrittura creativa “Seguendo le orme di Pinocchio”, coordinato da Daniela Arena e Fra Francesco Chillari;
  • Tra il 15 ed il 19 aprile, settimana Cartoon School. I nostri soci torneranno presso l’I.C. “Catalfamo” di Messina;
  • Il 17 aprile, presso l’Officina del Sole di Via Giacomo Venezian, andrà in scena l’incontro con Mirko Fabbreschi, compositore, musicista, autore e storico fondatore di Raggi Fotonici, gruppo musicale specializzato in sigle e colonne sonore di cartoni animati, dialogherà con il nostro socio onorario la profssa Michela De Domenico;
  • Il 23 aprile, data d’inizio del “Maggio dei Libri”, Mauro Santopietro tornerà a Messina per presentare il suo libro “Io e il mio cuore non siamo mai vissuti – Nina Zarecnaja”. Nel Mondadori BookStore di Via Consolato del Mare, Milena Romeo e Nancy Antonazzo condurranno un pomeriggio all’insegna del teatro insieme al noto attore, nella data che ricorda la nascita e la morte di William Shakespeare.

Buona Pasqua dai Terremoti di Carta

Ho dipinto la pace

(di Tali Sorek)

Avevo una scatola di colori,
brillanti, decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso per il sangue dei feriti,
non avevo il nero per il pianto degli orfani,
non avevo il bianco per il volto dei morti,
non avevo il giallo per le sabbie ardenti.
Ma avevo l’arancio per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste per i chiari cieli splendenti,
e il rosa per il sogno e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

Cari soci dell’Associazione,
anche quest’anno desideriamo rinnovare gli Auguri per la Santa Pasqua.
La simbologia pasquale riporta alla mente la croce e il sacrificio, e anche sepolcri spalancati, rinascita e voli di colombe. Proprio su questo volo di colomba desideriamo fermare l’attenzione in questa Pasqua 2024, seguendo il filo a noi caro delle parole, scritte, lette, rilette.

Ho avuto un istante di grande pace. Forse è questa la felicità”. Citando Virginia Woolf, vi giungano i nostri auguri di Pace nei cuori e in tutte le vostre relazioni.

E, tutti insieme, possiamo estendere  l’augurio affinché la Pace raggiunga ogni persona in ogni angolo di mondo, rileggendo la poesia scritta da una ragazzina durante la guerra dello Yom Kippur, tuttavia sempre attuale.

È impresa ardua, ma Pasqua è anche Speranza.

Buona Pasqua

I Terremoti di Carta

Le scosse di Marzo

Concluse le ricche e variegate attività di febbraio, la nostra associazione si prepara all’equinozio di primavera con altre interessanti iniziative. Ecco a voi le nostre scosse di marzo:

Si comincia il 5 Marzo, presso l’IC “Enzo Drago” – scuola primaria, con il laboratorio di scrittura creativa “Seguendo le orme di Pinocchio”, coordinato da Daniela Arena e Fra Francesco.

Il 6 marzo, alle ore 8,30, appuntamento con la seconda edizione de “La Tessitura della Narrazione – Perchè facciamo tante storie”, convegno in collaborazione con l’Istituto Teologico San Tommaso e il Cidi Messina. L’incontro, che si svolgerà nei locali del “San Tommaso”,  avrà come ospite d’onore la dott.ssa Silvia Guidi, giornalista del settore cultura de l’Osservatore Romano. Come lo scorso anno, subito dopo il contributo della redattrice, dal titolo “Narrare per allenarsi a guardare”, i partecipanti saranno divisi nei workshop di lettura consapevole e scrittura narrativa, coordinati dai soci di Terremoti di Carta.

Nella mattinata del 16 marzo, invece, si terrà il secondo appuntamento delle officine di lettura consapevole e scrittura creativa Raymond Carver. Presso la sede dell’associazione, dalle ore 10,30, gli iscritti parteciperanno all’incontro con Nancy Antonazzo e Tiziana Calabrese. Il terzo appuntamento del ciclo, penultimo della serie proposta, si terrà 22 marzo, alle 17, presso i locali dell’Istituto “Battisti-Foscolo”: sarà Silvia Messina, questa volta, a guidare i partecipanti nelle pieghe della scrittura creativa.

Il 21 marzo, in occasione della giornata mondiale della poesia, i nostri soci Alessandro Carrozza e Giovanna Gravina coordineranno un laboratorio di poesia sensoriale dal titolo “Parole aromatiche”, che coinvolgerà i giovani studenti dell’I.C. “Battisti-Foscolo” di Messina.

Concludiamo le scosse con un suggestivo incontro, organizzato in collaborazione con Eriador e Officina del Sole: nei locali di Via Giacomo Venezian, alle 18, i docenti Marco Boncoddo e Paolo Pizzimento, insieme al padrone di casa Lelio Bonaccorso, ci catapulteranno all’interno del mondo tolkieniano con un confronto tra Aragorn II e Turin Turambar, nella più ampia tematica dell’eroe letterario.

Ufficio Stampa Terremoti di Carta

Ayhan Geçgin, Lungo Cammino, Utopia 2023

Lungo cammino è un romanzo di Ayhan Geçgin pubblicato in Italia nel 2023 da Utopia, con la traduzione di Giulia Ansaldo.

La trama è racchiusa in questa frase che appare nella prima pagina del libro:

“Si preparò. Mise qualche indumento nello zaino. Domattina, pensò, mi sveglierò presto e mi metterò in viaggio. Sarà un lungo cammino, questo”.

Dopo poche pagine risulta chiaro anche l’obiettivo di Mahmut, il protagonista: “Adesso ho un obiettivo chiaro. Uscire dalla città, camminare senza guardarmi indietro fino a una vasta pianura, fino alle silenziose pendici di una montagna. Alla fine, pensò, voglio dimenticare tutto, dimenticare perfino di essere un uomo. Mi smantellerò pezzo per pezzo, filo a filo”.

Siamo subiti investiti dalla percezione della volontà di Mahmut di annientarsi, di svuotarsi della propria identità e divenire tutt’uno con la terra, la natura: “Finita la pioggia, si sdraiò bocconi sul prato. Inspirò l’odore della terra bagnata, dell’erba. Fece aderire bene il corpo al terreno e strofinò il volto sul suolo. Terriccio, foglie ed erba gli riempirono la bocca. Il volto si ricoprì di terra bagnata. Entrare nella terra, mormorò, farsi strada dentro il terreno. Per un po’ restò sdraiato così, immobile”.

Il cammino si rivela essere non tanto fisico, in quanto diretto versi luoghi vaghi come la pianura o la montagna, inattaccabile dagli eventi della storia turca che non possono in alcun modo deviarlo – dagli abusi di potere della polizia agli sfratti forzati in nome della modernizzazione, dal pressante controllo di alcune aree del paese alla lotta dei guerriglieri curdi –, ma questo vagare rappresenta un percorso che è esclusivamente spirituale, per giungere alla totale dissoluzione del Sé, a partire dalla perdita di tutti i ricordi, delle nozioni acquisite, delle informazioni incamerate, dal rifiuto delle regole e delle sovrastrutture su cui poggiano le fondamenta della società. Mahmut si oppone anche al desiderio di soddisfare i bisogni primari, mangiare, trovare un riparo, curarsi. Rifiuta di rimanere incastrato nelle dinamiche che definiscono il comune vivere civile, non accetta neanche le forme di aiuto più disinteressate. Tenta di distaccarsi persino dal proprio corpo.

“Camminando, aveva talvolta l’impressione che ciò che considerava sé stesso camminasse con il corpo smagrito, lievemente chinato, a un palmo davanti a lui. […] Siamo come due persone, pensò, ci inseguiamo. Ciò che mi infastidisce è essere qui mentre sono lì ed essere lì mentre sono qui. Forse il problema non è essere in due ma, al contrario, non poter essere realmente entrambi”. 

Il viaggio porta il protagonista ad ascendere alla montagna, per trovare rifugio nelle grotte profonde. Ed è in questo luogo, dall’evidente valore simbolico, che avverrà il suo incontro con una bambina fuggita dalla guerra, con cui stabilisce un rapporto basato sull’accudimento e non sulla comunicazione verbale – le voci degli esseri umani “fanno male”. Ma quando lei deciderà di seguire altri curdi, Mahmut sarà di nuovo solo, libero di riprendere il suo cammino di fusione con la natura, di liberazione dalla sua condizione di essere umano.

“La verità era che non rimaneva nulla da aspettare. […] Continuò a guardare. La vacuità immobile che si allungava davanti ai suoi occhi sembrò muoversi impercettibilmente, poi il paesaggio esondò dalla propria vastità e si schiuse nuovamente, ampliandosi ancora una volta in tutta la sua vacuità, la sua vuota estensione”.

Lungo cammino è stato definito da molti un romanzo esistenzialista; di certo ci parla della condizione umana, di quanto essa sia soffocata dalle convenzioni sociali, incasellata in categorie, imbrigliata da desideri indotti. Un testo difficile da raccontare e che richiede più di una lettura frettolosa.

Silvia Messina

G. Cubeta, Vita di Classe, 2023

Vita di Classe è il romanzo d’esordio di Germana Cubeta, docente messinese che, a fine 2023, ha deciso di lanciarsi nel complesso mondo della scrittura.

Nei meandri di un prestigioso liceo privato di Messina, si intrecciano le vicende di Letizia Rubino, professoressa d’inglese al primo incarico, e quella di Livia Carbone, studentessa dotata di una vivida intelligenza e un’inquietudine tipica della sua età. A far da sfondo ai loro giorni si agita uno strano sottobosco, sordido e tumultuoso, placido all’apparenza ma capace di inghiottirti al primo passo falso. E’ la Messina “bene” degli anni ’80, nella quale l’alta borghesia prova, con scarsi risultati, ad emergere da un ambiente finto e provinciale. 

La scrittura fluida e profonda della Cubeta, abilissima nel regalare al lettore personaggi ben delineati, ci guida negli artificiali ambienti delle scuole private religiose, all’interno delle quali la protagonista Letizia prova a sopravvivere per non abbandonare il sogno dell’insegnamento. Tra colleghe disilluse e rigide imposizioni, la docente capirà sulla sua pelle che “niente è come sembra” e un buon cognome, spesso, può valere molto più di un compito ben svolto.

Tra nostalgiche citazioni cinematografiche degli anni ’80, l’autrice riporta in vita uno spaccato di una Messina lontana, ormai scomparsa ma ancora presente nei ricordi di chi l’ha vissuta. Le feste de La Macina, gli acquisti da Fard, i succulenti piatti di Mario, i compianti rustici di Nunnari sono gli ingredienti di una sinfonia corale che ogni lettore peloritano può rivivere nei capitoli di Vita di Classe. E grazie ad essi emerge la realtà di un mestiere fin troppo importante, quello del docente, attanagliato da una sequela di compromessi che un tempo esistevano esclusivamente nelle scuole private e che adesso, purtroppo, sembrano essere prepotentemente sbarcati anche nel settore pubblico. Letizia Rubino dovrà, più volte, piegarsi ad un sistema che non lascia spazio alla meritocrazia ma vive sul finto prestigio e sull’olezzo pecuniario. Insieme a lei, cresceranno le vite di Livia Carbone e dei ragazzi del liceo “Santo Paolo”, schiacciati dall’asfissiante presenza dei genitori, a volte distratti da vizi ed etichette di facciata.

Nonostante turpi vicende covino sotto un ambiente rispettabile, il taglio ironico della Cubeta permette al lettore di non avvertire pesantezza, lasciandogli, però, un’ineffabile sensazione agrodolce, tipica di un’umanità derubata dei suoi valori cardine. Vita di classe assesta numerosi pugni allo stomaco a chi ha la capacità di “sentirlo” nel modo giusto, regalando una strana nostalgia di un’epoca ed una città ormai sbiadite. 

Marco Boncoddo

Le Scosse di Febbraio

Terminato il mese di Gennaio, durante il quale abbiamo collaborato con l’associazione Eriador per il percorso “Itinerari Tolkieniani, all’indomani della presentazione ufficiale della nostra piccola antologia “Raccolta In..differenziata”, giunta al 5° vol.,  siamo pronti a rituffarci nelle attività abituali della nostra associazione, per un febbraio ricco di eventi:

Si inizia con Sbocciare d’incanto, un’esperienza di scrittura poetica articolata in due incontri. Il 10 ed il 24 febbraio, dalle 10 alle 12, presso la Biblioteca comunale “T. Cannizzaro”, la “terremota” Francesca Panarello ci guiderà nei meandri dei componimenti in versi, per comprendere a pieno la meraviglia della poesia.

Il 17 febbraio, invece, spazio a laboratori di lettura consapevole e scrittura creativa, con il primo appuntamento di Officine Raymond Carver. Presso la sede della nostra associazione, sarà Sergio Busà, tra le 10,30 e le 12, ad inaugurare un percorso che proseguirà nei mesi di marzo ed aprile.

Per i soci i laboratori saranno gratuiti. Per info e iscrizioni: terremotidicarta@gmail.com con oggetto:

SBOCCIARE D’INCANTO oppure  OFFICINE RAYMOND CARVER

Il 21 febbraio, infine, il fumettista messinese Lelio Bonaccorso, autore apprezzato a livello internazionale, incontrerà gli studenti del PCTO Ubi Major…ana presso la Biblioteca dell’IIS Verona-Trento Majorana di Viale Giostra.

Rimanete collegati e… alle prossime scosse!

 

Ufficio Stampa Terremoti di Carta

L. Osborne, Nella polvere, Adelphi – 2012

Nella polvere è un romanzo di Lawrence Osborne, pubblicato in Italia nel 2012 da Adelphi con la traduzione di Mariagrazia Gini.

David Henniger, medico cinquantenne con problemi di alcolismo, e sua moglie Jo, scrittrice di libri per bambini con il blocco da pagina bianca, sono invitati da una coppia di amici a passare un fine settimana in Marocco, nel ksar ristrutturato dove, tutti gli anni, si svolge una festa leggendaria e a cui, tra alcol e fiumi di coca, partecipano ospiti ricchi e famosi. Durante il viaggio in macchina attraverso il deserto, di notte, David, ubriaco alla guida, investe e uccide un ragazzo. Gli Henniger ne caricano il corpo in macchina e lo portano al ksar. La polizia accetta la versione di un incidente non volontario mentre il padre del ragazzo ucciso, insieme ad altri parenti, si presenta per reclamare il corpo, e individuare il colpevole della morte del figlio.

Per David sarà un rito di espiazione, per Jo sarà l’occasione per prendere coscienza del fallimento della loro coppia.

La trama e l’arco evolutivo dei personaggi, non sempre credibile, sono solo un pretesto per trasportare il lettore in un ambiente a tratti fiabesco, a tratti duro, polveroso, asfissiante. 

I veri protagonisti del romanzo sono gli ambienti: il deserto, lo ksar, il villaggio del ragazzo investito. Gli altri personaggi, i padroni di casa, gli ospiti chiassosi, i camerieri inorriditi dalle usanze degli infedeli, emergono dallo sfondo. Le loro voci si mescolano agli echi dell’acqua, alla melodia del ‘ūd, al canto delle tanagre golagialla, appollaiate sui tetti e ai versi delle rondini agitate al di là del fiume. La presenza dei loro corpi esalta il profumo di burro caldo, di caffè e zuccheri distillati dai fiori. Su tutto cade inesorabile la polvere e la sabbia incrostata, un talco arancio brunastro che copre ogni cosa e rallenta il tempo.

Osborne, con la sua scrittura sensoriale e dettagliata invita, quasi costringe il lettore a riattivare tutti i sensi, a ritrovare il piacere della lettura lenta, a risvegliare la capacità di immaginazione. 

L’arte di Osborne rende la descrizione degli ambienti non una sterile elenco di oggetti ma una chiave per entrare e accomodarci in un’altra realtà. Alla fine del libro avremo la sensazione di essere stati lì, nel deserto, con David e Jo, di essere appartenuti per qualche ora o giorno, a un altro luogo.

“Sui muri di fango guizzavano lucertole letargiche. Si tuffavano nelle fessure abbandonando superfici rossastre pulite e calde. Le spine dei cactus brillavano come acciaio lustro e la polvere per strada si posò gradualmente con la leggiadria gravitazionale di una massa di piume che piove da un cuscino esploso. Nella Source des Poissons galleggiava sul dorso una ragazza solitaria con sottili tatuaggi color caffè sulle mani. Guardò i grappoli di datteri acerbi sotto le palme che si riflettevano nell’acqua, poi aprì le braccia e pensò a un certo ragazzo che proprio in quell’istante spingeva le capre all’ombra di un albero. Una libellula sfiorò il laghetto. Le cicale tacquero e la ragazza chiuse gli occhi. Quando le libellule si accoppiarono a pochi centimetri dalla superficie, sembrò che si strangolassero. Rimase a guardarle danzare sopra l’acqua nera; le ali produssero un rumore pacificamente disperato e crudele, piacevole da ascoltare”.

Silvia Messina

Scosse di Gennaio 2023

Terremoti di Carta è già pronta a ripartire, con due iniziative importanti iniziative che avranno il compito di aprire il nuovo anno! A voi, cari soci, le nostre prime scosse del 2024:

  • Dal 9 al 15 gennaio si svolgeranno gli “Itinerari Tolkieniani”: la nostra associazione collaborerà con la neonata Eriador, con Studi Tolkieniani e con Il Cappellaio per un progetto di 30 ore, rivolto agli studenti e alle studentesse dell’Istituto “La Farina-Basile”, presso i locali del Cospecs di Messina. Tra i soci terremoti i docenti Nancy Antonazzo e Marco Boncoddo.

 

  • Il 27 gennaio ci sarà l’attesa presentazione del 5° volume della Raccolta In…differenziata: gli esercizi, i racconti, le memorie delle officine di lettura consapevole e scrittura creativa a cura dell’Associazione Culturale Terremoti di Carta. L’incontro si svolgerà presso la biblioteca comunale “Tommaso Cannizzaro di Messina”, alle ore 10:30. Durante l’incontro, inoltre, verranno presentati i laboratori e le iniziative dei prossimi mesi.

Alle prossime scosse e tanti auguri di buon anno!

Ufficio Stampa Terremoti di Carta

Scosse di Dicembre 2023

Cari soci e amici,

un altro anno è giunto al termine e, come sempre, la nostra associazione ha in cantiere iniziative, celebrazioni natalizie e momenti di aggregazione e di ricordo. A voi, quindi, le scosse di dicembre:

– Il 12 dicembre, presso il Teatro Annibale di Francia, conclusione della Cartoon School Edizione Speciale, che ci ha visti collaborare per la prima volta con un Istituto scolastico di secondo grado, l’IIS La Farina-Basile. Cartoon School è stata inserita all’interno del progetto “Il disegno animato a scuola”, vincitore del bando “Cinema per le scuole”, [Azione (C, Visioni Fuori-Luogo], con il sostegno del MIBACT, per la rete di scuole composta da IIS LA Farina – Basile (scuola capofila), IC Vittorini e Liceo Bisazza.

L’obiettivo era la realizzazione di un corto di animazione, sul quale i ragazzi hanno cominciato a lavorare con noi tra aprile e giugno. Mirko Fabbreschi e SostenaBItaly hanno egregiamente condotto gli studenti durante una settimana intensiva, nell’ottobre scorso. Inoltre, abbiamo avuto modo di conoscere, finalmente di persona, il responsabile scientifico del progetto, il dott. Giuseppe Ministeri. Fin da adesso esprim amo la nostra gratitudine a lui e alla dirigente scolastica, prof.ssa Caterina Celesti, per la fiducia riposta in noi e ringraziamo tutte le docenti, in modo particolare la prof.ssa Michela De Domenico e la prof.ssa Bianca Cordovani, che ci hanno supportato in questi incontri.

– Il 16 dicembre concluderemo la straordinaria esperienza di “Oltre il confine”. Guidati da Daniela Arena e Stas’ Gawronski abbiamo “vissuto” pienamente le pagine delle opere di Cormac Mc Carthy. Durante la stessa mattina consegneremo le copie del quinto volume della nostra antologia, Raccolta In..differenziata, e scambieremo gli auguri natalizi.

– Il 21 dicembre ci ritroveremo presso il DH Oncologico dell’AO “Papardo”, per il reading natalizio “Strofiniamo il buio per farne luce”. Chi volesse leggere un testo edito a tema potrà prenotarsi scrivendo a questo indirizzo: terremotidicarta@gmail.com, con oggetto “reading 21 dicembre”.

 

 

 

Il 28 dicembre, infine, si terrà la lettura drammatizzata “Quando Messina non ebbe un domani”, incontro di letture e riflessioni presso la stazione ferroviaria di Messina, col patrocinio gratuito del Comune – Assessorato alla Cultura e al Turismo.

Un libro ha scelto me: Gerda Blees, “Noi siamo luce”

Noi siamo luce è un romanzo di Gerda Blees, pubblicato in Italia nel 2022 da Iperborea. Ispirandosi a una storia vera, la scrittrice ci catapulta nel mondo di Melodie, Elisabeth, Muriel e Petrus che decidono di vivere insieme per dedicarsi al canto, alla musica e alla meditazione. Casa Condivisa Suono e Amore è il nome di questa piccola comunità: “perché il suono è ritmo, sintonia, mezzo potentissimo per entrare in contatto con l’altro, per provare l’energia dell’amore”.

Il sogno di Melodie, la leader del gruppo, è di vivere di sola luce, unico nutrimento realmente indispensabile. Coinvolge, quindi, gli altri coinquilini in un programma di liberazione dalla schiavitù del cibo per entrare in contatto con l’energia vitale dell’universo. Il romanzo si apre proprio con la morte per denutrizione di Elisabeth e l’avvio di una indagine da parte della polizia.

“Siamo la scena del crimine. Ma quale crimine, viene da chiedersi. La polizia è in cerca di tracce di incuria, di coercizione a seguire una dieta da fame, di negligenza. Noi abbiamo in mente un altro crimine: accusiamo gli abitanti della casa Suono e Amore di essersi tenuti prigionieri in una gabbia di solitudine. Ed Elisabeth si è liberata”.

Noi siamo luce è un romanzo che parla di fragilità. Fragilità del corpo privato di nutrimento. Fragilità dello spirito degli abitanti della casa che cercano conforto e rifugio da loro stessi, dall’indicibile che li agita. Fragilità della mente che in carenza di cibo, e ancor prima di amore, si lascia irretire da chi è bravo a usare le parole, a dosare la presenza e l’assenza, l’incoraggiamento e il disappunto. 

La manipolazione della mente, efficacemente operata da Melodie facendo leva sulle ferite dello spirito, è il fulcro della storia e si dipana attraverso la tessitura di legami tossici e malati che incatenano i protagonisti. Legami apparentemente illogici e incomprensibili da chi li giudica dall’esterno ma che appaiono l’unica garanzia di salvezza possibile a chi vi si trova attorcigliato dentro. Un romanzo coraggioso, denso, tutto scritto in prima persona plurale, dove chi narra cambia a ogni capitolo, dove nulla è ciò che sembra, dove la prospettiva è mutevole, variando a seconda della sensibilità e del vissuto dei protagonisti. Nessuna certezza dunque se non, forse, quella della morte. 

“Noi siamo la dissonanza cognitiva. La sensazione spiacevole che vi assale quando la realtà non sembra conciliarsi con le vostre convinzioni. Quando in base al vostro comportamento siete costretti a constatare che in effetti siete più meschini, mediocri e permalosi di quanto non abbiate mai pensato. Siamo la smorfia che per un attimo vi contrae il volto, solo per pochi secondi, giusto il tempo di inventare una versione che capovolga i fatti, o il vostro coinvolgimento nei fatti, così da far di nuovo quadrare tutto. Noi siamo il padre e la madre del vostro autoinganno”.

Silvia Messina

Un libro ha scelto me: Emilia Hart, “Weyward”

Tre secoli diversi, tre Weyward, tre donne che si ribellano, si rifanno belle, si rigenerano in sintonia con la loro anima; tre streghe, secondo lo stereotipo deteriore veicolato da “una parola inventata dagli uomini, una parola che dà potere a chi la pronuncia, non a coloro che descrive”.

Infatti, non aveva usato mai quella parola la madre di Altha la guaritrice. Assolta dall’accusa di stregoneria, ma ciononostante invisa agli abitanti del villaggio, perché libera, “come i corvi che hanno scelto l’acero come loro casa”, e selvaggia, Altha si racconta per lasciare traccia del suo passaggio su questa terra e del suo talento, che si fa dono verso i più indifesi e reietti del paese, circondato dal suo bosco. Un bosco che è metafora del mondo interiore della guaritrice, popolato di creature guida, amichevoli e protettive.

Né tantomeno si era mai considerata una strega Violet, l’etologa, la preveggente, amica delle falene e delle damigelle. Sfuggita alle costrizioni di un padre misogino, viene diseredata e costretta a una vita di stenti, per avere rifiutato un matrimonio riparatore di un abuso sessuale, ma riesce a coltivare la sua passione per la ricerca scientifica e a viaggiare fino in Botswana, sulle tracce dello scorpione coda spessa, e in Thailandia per studiare le farfalle cobra.  

Nemmeno Kate viene definita strega dall’autrice, che ne racconta le vicende tra la fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale. È l’ultima in linea di discendenza ad abitare il cottage nel bosco, che era stato delle sue antenate, e scopre di avere ereditato, da queste ultime, le risorse che la sosterranno nel suo percorso di emancipazione da una relazione sentimentale fatta di soprusi e abusi: la connessione con la natura e i suoi segnali, la forza della “magia che è intorno a noi”, il potere di generare un’altra Weyward.

Tre destini, tre storie di forza d’animo e sensitività, che si svolgono in epoche diverse, un intreccio narrativo passionario, condotto da tre punti di vista diversi e l’uso di tre distinti tempi verbali. 

Chissà cosa ne avrebbe detto Virginia Woolf, la quale quando leggeva “di una strega gettata nel fiume, di una donna posseduta dai diavoli, di una levatrice esperta di erbe, o perfino dell’esistenza della madre di qualche uomo notevole”, pensava di essere “sulle tracce di un romanziere perduto, di un poeta costretto al silenzio, di qualche muta e ingloriosa Jane Austen, di qualche Emily Bronte” che si era “fracassata il cervello fra le brughiere”, oppure vagava “gemendo per le strade, resa pazza dalla tortura inflittale dal proprio talento”. Chissà cosa avrebbe detto dei racconti, delle e sulle Weyward, la visionaria Woolf, la quale sarebbe stata capace di scommettere “che Anonimo, il quale scrisse tante poesie senza firmarle, spesso era una donna” e che “è stata una donna, … a comporre le ballate e i canti popolari, accordandoli al ritmo della culla, oppure per ingannare il tempo mentre filava, durante le lunghe sere d’inverno”.

Francesca Panarello

 

Mi aveva insegnato a guarire. E mi aveva insegnato anche altre cose.

“Si dice che la prima donna sia nata dall’uomo, Altha”, mi aveva detto una volta quando ero piccola, perché era quello che avevamo sentito dire dal parroco in chiesa quella domenica. “Che sia nata dalla sua costola. Ma deve ricordarti, bambina mia, che è una bugia.”

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Sono trascorsi sette mesi da quando è partita. A volte ha come la sensazione di avere sempre abitato a Weyward Cottage; di avere sempre avuto questa routine fatta di risvegli all’alba per poi passare il tempo in giardino o fare una bella passeggiata fino al villaggio per i suoi turni in libreria. Sembra addirittura che alcune delle persone del posto stiano iniziando ad accettarla. Secondo Emily la trattano con la stessa condiscendenza un po’ stupita che riservavano a zia Violet.

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Le parole antiche, che aveva sfiorato con le dita innumerevoli volte, avevano preso a ronzarle nel sangue. La vista è una cosa strana. A volte ci mostra ciò che abbiamo davanti agli occhi. Ma a volte ci mostra ciò che è già successo o che sta per accadere. Era come se Altha le stesse parlando da un secolo all’altro. Come se le stesse dicendo che Kate era in pericolo.

La superScossa di Novembre

Per i Terremoti di carta novembre, e anche parte  di dicembre, sarà dedicato al cuore pulsante dell’associazione. Ritorna, finalmente, Stas’ Gawronski a guidare la nostra esperienza di scrittura creativa.

Il percorso dei tre incontri di lettura consapevole e scrittura creativa “Raymond Carver” avrà il titolo “Oltre il Confine”, perché si immergerà tra le pagine di uno degli autori piu’ importanti degli ultimi due secoli di storia della letteratura americana e mondiale: Cormac Mc Carthy. Su quel confine ci incontreremo e intrecceremo le nostre narrazioni, per provare ad andare.. oltre, per alzare l’asticella nei confronti del potere della parola. Gli incontri si svolgeranno il 18 novembre, dalle 10 alle 12, il 25 novembre, dalle 10 alle 17 e il 16 dicembre, dalle 10 alle 12. Ad aiutare Stas’, nel coordinamento dei laboratori, sarà la nostra vice-presidente Daniela Arena.

Per ulteriori informazioni è possibile inviare una mail all’indirizzo terremotidicarta@gmail.com, con oggetto “oltre il confine”.

Quasi superfluo, per chi ci segue da tempo, delineare i profilo di Stas’ Gawronski, insegnante, giornalista culturale e scrittore. Dal 2000, è docente di scrittura creativa presso l’Università LUMSA di Roma. Dal 2018, invece,  dirige la scuola di lettura e scrittura “Pierluigi Cappello” di Brescia. In veste di giornalista culturale è stato, per tredici anni, autore e conduttore di CultBook, la trasmissione della RAI dedicata alla grande letteratura, durante la quale ha intervistato centinaia di scrittori internazionali e  critici letterari. La sua prima raccolta di racconti, “Gli Undici”, è stata pubblicata da Fuorilinea editore e presentata da noi, a Messina nel 2022. Negli ultimi anni si è formato a New York con il  metodo The Writers Studio del Premio Pulitzer Philip Schultz. Ha portato questo metodo in Italia e i suoi corsi sono seguiti in presenza e online, anche da Daniela e altri nostri soci.

Alle prossime scosse!

Ufficio Stampa Terremoti di carta

I movimenti tellurici dei soci

Le ultime news sui movimenti tellurici dei nostri terremoti di carta:

Giovedì 19 ottobre, presso la Biblioteca Comunale Tommaso Cannizzaro, si è tenuto l’evento “Tracce nel tempo” e “Fuori di te(sta)”, meet and greet organizzato da Alessandro Carrozza e Valentina Marra.
L’introduzione, a cura di Giovanna Quartarone, ha presentato gli autori e i rispettivi lavori, il processo realizzativo e la collaborazione che ha concretizzato il doppio progetto. Le due raccolte, una di scritti brevi, l’altra d’illustrazioni, sono due opere sorelle, pensate come un’unica anima scissa in due entità comunque indipendenti che, riunite, forniscono una proposta letteraria e visiva sulle tematiche affrontate.
Durante le letture proposte, sono state mostrate le illustrazioni corrispondenti e lasciate a disposizione alcune copie dei volumi, affinché ciascuno potesse sfogliarle autonomamente.
La seconda metà dell’evento ha spostato l’attenzione sul pubblico, coinvolgendolo attivamente in un laboratorio d’immagini e parole. Estraendo casualmente un brano o un’illustrazione, i partecipanti hanno realizzato, in circa mezz’ora, un’opera complementare, lasciandosi ispirare dallo spunto sorteggiato. Dai racconti sono scaturite nuove visioni e dalle illustrazioni sono nate nuove storie.
I presenti si sono espressi positivamente sulla formula innovativa, coinvolgente, fluida e stimolante.

(Alessandro Carrozza)

Dal 16 al 20 ottobre si è svolta una settimana di intenso lavoro per gli allievi del Liceo Artistico Statale “E. Basile” e l’I.C. “Vittorini” che sono stati coinvolti in una edizione speciale del progetto “Cartoon School”.
Terremoti di Carta, partner del progetto, aveva dato il via guidando i ragazzi nella stesura della sceneggiatura nei mesi di maggio e giugno.
In questa settimana l’associazione, nello spirito di collaborazione, comunicazione e confronto che le è proprio, ha supportato gli artitsti Mirko Fabbreschi, Franco Bianco e Laura Salamone nel lavoro grafico di trasformazione della sceneggiatura in animazione, nel doppiaggio e nella creazione della colonna sonora.
Molto lavoro, soprattutto, per gli allievi che hanno manifestato grande entusiasmo e voglia di farsi coinvolgere, di fare gruppo, di mostrare i propri talenti e di affrontare le proprie fragilità. La grande eterogeneità dei partecipanti, liceali e studenti della scuola media, si è rivelata essere una risorsa aggiunta e non un ostacolo, come dimostra il clima di grande collaborazione che si è instaurato dopo un iniziale, e comprensibile, momento di adattamento.
Adesso il progetto prosegue con il montaggio del materiale prodotto e il confezionamento del lavoro finito. Tra qualche mese, quindi, verrà programmato l’evento finale, senz’altro un’imperdibile occasione di festa e di condivisione.

(Silvia Messina)

Un libro ha scelto me: Claudia Terranova, “Stanza 212”

Un poeta palestinese, una stanza di una clinica texana, un bambino estremamente sveglio di nome David ed un’eterogenea schiera di personaggi toccati dal vuoto della solitudine. Un intreccio “stonato” che, grazie alla penna della docente messinese Claudia Terranova, si trasforma in una sinfonia dedicata alla vita. Un vero e proprio Inno alla gioia, colonna sonora di molte pagine del romanzo, che guida i lettori all’interno di uno strano microcosmo creatosi intorno alla figura di Mahmoud Darwish, unica personalità palestinese alla quale sono stati concessi i funerali di stato dopo Arafat. Gli ultimi giorni di vita del poeta arabo, morto nel 2008, si trasformeranno in un affresco dedicato alla condivisione, alla solidarietà ed alla comunanza.

Percorro il lungo corridoio che mi porta alla scala antincendio con una leggerezza mai provata prima. Mi sento felice. Gli ospiti inattesi hanno colmato non solo il vuoto della mia stanza, ma il vuoto più incolmabile della mia condizione. Da oggi è il numero 212 affisso sulla porta della stanza è diventato il numero civico della mia nuova dimora. Da oggi c’è qualcuno ad aspettarmi.

Visto da dietro, questo gruppo stretto in semicerchio sembra opporsi alla serva dell’invisibile. In questi momenti comprendo quanto sia salvifica l’arte che coltivo e con lei tutte le arti. In questa clinica la musica del violino di John vince sulla malattia e anche sulla morte. Risuonano ora nitidi i miei versi: «O morte, come ti hanno sconfitto tutte le arti e come sfuggirà sempre ai tuoi tranelli l’eternità».

Come vorrei che l’arrivo degli elefanti impedisse ai medici di iniziare l’intervento: ma qui, neanche l’ombra. L’aria è ancora più fredda della 212. Tra tanti sguardi, solo quello di Liz è una bussola che mi impedisce lo spaesamento. Non è la prima volta che faccio i conti con il rischio della mia vita. Le mie inseparabili sigarette mi mettono costantemente alla prova:  «sono un giocatore d’azzardo, nient’altro che un lancio di dadi tra preda e predatori».

Marco Boncoddo

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