Duex10 con Guglielmo Pispisa

Oggi, per la rubrica Duex10, abbiamo dato la parola allo scrittore Guglielmo Pispisa.

Cosa rappresentano per te la lettura e la scrittura?
La lettura, fra i molti modi di conoscere il mondo è quello che preferisco, perché è il più approfondito e anche il più divertente. Solo l’esperienza diretta può competere con la lettura, ma non si può fare esperienza di vita di ogni cosa, mentre si può leggere di qualunque cosa, il che permette anche di avere una visione d’insieme oggettiva che l’esperienza diretta spesso non consente.
Raccontaci brevemente quale è stata l’esperienza più forte di lettura e scrittura che hai fatto nella tua vita
L’esperienza più forte di lettura è stata leggere Lo straniero di Camus. La prima volta che ci ho provato avrò avuto 15 anni e l’ho abbandonato dopo poche pagine perché non mi diceva niente. Ci ho riprovato un’altra volta poco dopo con lo stesso risultato. Il momento giusto è arrivato verso i 25 anni, probabilmente ero giunto alla maturità giusta, io sono sempre stato un po’ tardo, e a quel punto è stata un’avventura quasi fisica nel suo essere totalizzante, palpabile, tutto ciò che leggevo lo provavo, vedevo, sentivo: il caldo umido di Algeri, l’odore del sangue e della prigione, la luce polverosa del tribunale, la sensazione straniante del processo, gli occhi addosso del pubblico, le urla di odio che il protagonista immagina gli verranno indirizzate al momento dell’esecuzione. Tutto dritto sulla mia pelle, come se l’impassibilità di Meursault venisse scaricata sui miei sensi e scontata da me.
L’esperienza di scrittura più vivida è quella dell’ultimo romanzo, Voi non siete qui, in cui per la prima volta ho parlato della mia città, delle mie radici. Quella che forse più mi ha arricchito è stata l’esperienza di scrittura collettiva con Kai Zen. Crescere insieme ad altri amici e colleghi esercitando in condivisione l’atto proverbialmente più solipsistico che ci sia a parte la masturbazione (con cui la scrittura condivide più d’un tratto) è stato un privilegio di cui sarò sempre grato.