Duex10 con Stas’ Gawronski. La scrittura come atto generativo

locandina S.GavronskiIn attesa del laboratorio di sabato prossimo alla libreria Doralice, pubblichiamo il contributo di Stas’ Gawronski alla nostra rubrica Duex10.

Cosa rappresentano  per te la lettura e la scrittura?

La lettura è per me un’occasione, un luogo e un tempo di esperienza ovvero di coinvolgimento in una novità che mi estrania dalla mia realtà per restituirmi ad essa più sveglio, attento e vedente. A seconda del libro e della mia disposizione d’animo, la lettura può consentirmi di gustare interiormente ciò che di solito è invisibile agli occhi, ma essenziale, come ha scritto Sant-Exupery. La lettura per me è anche un incontro con personaggi e vite che – come accade spesso con certe persone in carne e ossa – mi hanno colpito tanto profondamente da aprirmi gli occhi e offrirmi una percezione diversa di me stesso, delle persone intorno a me e della vita.

La scrittura è per me un atto generativo che implica l’attesa, le difficoltà, la sorpresa e la gioia di tutti gli atti veramente creativi. Ma è anche un’esperienza di fede perché la scrittura di una storia mi ha sempre richiesto un cieco atto di fiducia in qualcosa di invisibile-ma-presente, sfuggente-ma-intuito, informe-ma-già-vivente, qualcosa che non conoscevo a priori e che non potevo controllare. Infine, la scrittura è un’occasione di incontro, crescita e condivisione di significati con altre persone perché sono più di diciassette anni che insegno “creative writing” e animo laboratori di scrittura creativa nei più diversi contesti formativi, associativi, istituzionali.

 

Raccontaci brevemente quale è stata l’esperienza più forte di  lettura e scrittura che hai fatto nella tua vita. 

L’esperienza più forte di lettura l’ho fatta a BombaCarta, soprattutto negli anni in cui Antonio Spadaro ha guidato l’associazione, quando il confronto con la letteratura era ispirato dalla spiritualità ignaziana e dal modello pedagogico fondato sulla Ratio Studiorum. In quegli anni, ho capito che si apprende a leggere attraverso un esercizio dello sguardo immaginativo (quello che consente di “gustare” interiormente un’opera d’arte) e che la mèta non consiste soltanto nell’abilità di cogliere il valore morale di un’opera, ma nell’esperire e lasciarsi trasformare da ciò che è radicalmente altro da me – attraversare, perdersi, lasciarsi sorprendere, assaporare, vedere l’invisibile e ascoltare l’indicibile – il mistero della vita che si cela dietro la parola della migliore poesia e narrativa.