4xdieci. Due in più per lo scrittore Luigi La Rosa

16640892_10212164113927175_2869609294050446886_nEbbene si, questa volta le domande raddoppiano. Mentre lo scrittore messinese Luigi La Rosa si prepara a incontrare i suoi lettori concittadini per l’ennesima presentazione della sua ultima fatica ( ma chi conosce la sua passione per Parigi sa perfettamente che la fatica scompare davanti ad un grande amore) noi pubblichiamo le risposte che ha voluto concederci, condividendo con noi la sua passione più grande: la scrittura.

– Cosa rappresentano  per lei la lettura e la scrittura?

Lettura e scrittura sono sempre state per me un assoluto – un modo di stare al mondo, di osservarlo, forse di comprenderlo. Fin da quando ho memoria ricordo che non c’è stato un giorno senza un romanzo, una storia da leggere, a partire dal primo libro della vita che fu Menzogna e sortilegio della Morante, iniziato intorno ai dodici anni. Non ho coscienza di quanto allora mi fu chiaro, ma ho presente la sensazione di piacere indescrivibile prodotta in me dallo scorrere delle pagine e della vicenda. Il rapporto con la scrittura viene addirittura da ancora più lontano: ho ricordi di poesie scritte intorno ai sette anni, in pomeriggi un po’ ombrosi e pieni di mistero. Credo che quello che è davvero necessario abbia origine in quella fase lontana e indimenticabile della vita.

– Ci racconti brevemente quale è stata l’esperienza più forte di  lettura e scrittura che ha fatto nella sua vita.

L’esperienza di lettura più forte della mia vita è rappresentata da un romanzo che ho continuato ad amare e che rimane ai miei occhi una vetta stilistica ed esistenziale assoluta, ossia Le ore di Michael Cunningham. Ricordo un’estate di parecchi anni fa, un’estate lunghissima, e la sensazione del vivere che s’imponeva alla pagina, che trascinava fuori dal racconto emozioni e personaggi, poi, infine, la musica infelice del genio di Virginia Woolf che irrompeva nella storia, l’emozione di seguire le sue ultime giornate di vita tramite lo stile a dir poco sublime del grande scrittore americano, che qualche anno dopo avrei conosciuto a Roma e intervistato per la rivista Orizzonti. Questo per quanto riguarda la lettura. Per quel che concerne la scrittura, invece, l’esperienza più forte che ricordi è legata alla redazione del mio primo libro, nell’estate in cui finiva un amore importante della mia vita e mi ritrovavo tutto solo, a Parigi, senza conoscere nessuno nella grande metropoli, e nella stessa strada in cui erano vissuti Hemingway, Verlaine e Joyce. Ecco, la magia di quei mattini mi ha letteralmente cambiato, come persona e come scrittore. Credo che non la dimenticherò mai.

– All’interno della sua esperienza di scrittore e di esperto di scrittura che posto occupa la sua nuova pubblicazione “Quel nome è amore?” 

Questo nuovo libro occupa un posto per me fondamentale, perché giunge dopo la prima puntata dell’avventura parigina, ne raccoglie l’eredità e si apre alla terza fase già in cantiere. E’ il momento in cui le energie iniziali della città e del mio rapporto con essa si consolidano. Lo stadio nel quale Parigi non è più solo sogno e utopia, ma una città reale, abitata da amici e conoscenti, ma pure di spettri – quelli che l’hanno resa grande e che ne alimentano il mito. E’ un libro che si è scritto da solo, in pochi mesi, e che si è imposto all’immaginazione. Per questo gli sono molto legato.

– Che rapporto ha una città come Parigi con la riflessione letteraria e artistica e cosa le piace di più di questo rapporto?

Parigi, in qualche misura, è la città della Letteratura per eccellenza. Se pensiamo a cosa sono diventate le carriere di scrittori come Hemingway, Joyce, Orwell – solo per citarne alcuni – dopo l’arrivo nella Ville Lumière, se rileggiamo la ricaduta esistenziale e creativa che la capitale francese ha avuto sulle intelligenze di questi grandi maestri, comprendiamo la sua unicità e l’esclusività del suo rapporto con la scrittura. Parigi è stata per tutti una stazione importante, irrinunciabile. Lo è anche per me. Lo sarà per molti altri, domani.

 

Duexdieci con Fabio Bonasera

15541883_10211754458165771_1848596445217228539_nVolevamo chiedere a Fabio Bonasera se si sentisse un prof  prestato al giornalismo o un giornalista prestato all’insegnamento, ma prima c’era da rispondere alle due domande per i dieci anni di Terremoti di Carta. Glielo chiederemo la prossima volta. Grazie Fabio!

“La lettura mi ha aiutato a capire cosa davvero mi piaceva fare nella vita, ovvero, scrivere. Mi ha fatto imparare tante cose su di me, mi ha fatto emozionare, piangere e ridere a crepapelle. E tutto questo è quel che cerco di regalare a chi decide di leggermi. Ho iniziato a scrivere a livello professionale nel 1995, a 24 anni, come giornalista. A 37, nel 2008, ho finalmente dato sfogo alla mia vena creativa. La lettura è il mezzo privilegiato per scoprire me stesso e il mondo che mi circonda. La scrittura, quello per esprimermi”.

“Ci sono libri, come “Cent’anni di solitudine”, che mi hanno dato i brividi, ma quelli che mi hanno segnato nella vita reale li ha scritti Brian Weiss, sulla reincarnazione. Proprio la reincarnazione è uno dei temi del mio secondo romanzo, “In un cielo di stelle scadenti”. Sicuramente la mia esperienza di scrittura più forte, dove sono riuscito ad azzerare quasi del tutto il filtro tra ciò che avevo dentro e quel che è passato all’esterno”.

Duexdieci tocca a lei: Daniela Bonanzinga

Continua la nostra iniziativa Duexdieci. Daniela Bonanzinga, titolare di una delle più importanti e storiche librerie indipendenti della città di Messina, ha accolto il nostro invito a rispondere alle nostre due domande.  Anche a lei  un grazie per aver voluto condivdere con noi la sua esperienza.
daniela1
“Grazie per l’invito. Cercherò di riassumere come in un summit.
Parto dalla lettura. Un’esperienza tutto sommato adulta, interrotta nell’infanzia da una mamma che leggeva le favole dal primo anno della vita e che poi per un’arcana sorte diventando libraia a Messina, ha abbandonato i suoi figli e ha iniziato a lavorare nella sua libreria, con priorità assoluta. Questo è l’incontro più traumatico con la lettura che la vita mi ha proposto. Pensate cari lettori al resto. Recuperare uno storico abbandono, quello della madre libraia, e fare della lettura la mia professione. Certo il cervello non ha compiuto percorsi lineari. Il mio rapporto oggi? Pieno di volute, cerchi, e spirali!
Scrittura: nella prima stagione della vita certamente una grande ancora di salvezza , lo sfogo, l’amica, la memoria , la cura. Oggi la scrittura mi appare come simbolo  da salvaguardare, abusata da troppi che scrivono e pubblicano ma non leggono abbastanza, per i miei gusti. Io la coltivo con cura e parsimonia privatamente. Quella pubblica, cum grano salis,  solo per motivi professionali e con molta misura.”

 

Duexdieci con Filippo Tuena

tuenaE’ la volta dello scrittore Filippo Tuena. L’autore di Memoriali sul caso Schumann Le variazioni Reinach ( tra le sue numerose pubblicazioni) condivide con noi il suo rapporto con la lettura e la scrittura.

Cosa rappresentano  per te la lettura e la scrittura?

– Paradossalmente: poco. M’interessano più le persone. E dunque,
scrittura o lettura sono modi per mettermi in relazione col prossimo.
Forme di comunicazione. Funzionali ai contatti umani. A questo
proposito, più passano gli anni e più considero la forma epistolare la
più alta forma di scrittura, quella che più coincide col mio pensiero.

Raccontaci brevemente quale è stata l’esperienza più forte di  lettura
e scrittura che hai fatto nella tua vita

Dei miei libri, direi che ‘Le variazioni Reinach’ è quello che ha
suscitato in me maggiori emozioni, mentre lo scrivevo e, forse, anche
dopo, nei concerti in veniva eseguita la sonata ritrovata. Sensazioni
molto forti. Prova che la letteratura non è soltanto una questione
estetica, ma produce esiti tangibili.
Quanto alla scrittura più in generale, l’ho detto: la forma
epistolare, le lettere d’amore o di disperazione ricevute o scritte
nei miei vent’anni.

Recensione al terzo romanzo di Alberto Minnella

PORTANOVA E IL CADAVERE DEL PRETE, il terzo romanzo di Alberto Minnella

Recensione di Deborah Donato3237508

«Il Mediterraneo ha la propria tragicità solare che non è quella delle nebbie. Certe sere, sul mare, ai piedi delle montagne, cade la notte sulla curva perfetta d’una piccola baia e allora sale dalle acque silenziose un angosciante senso di pienezza. In questi luoghi si può capire come i Greci abbiano parlato della isperazione solo attraverso la bellezza e quanto essa ha di opprimente. In questa infelicità dorata la tragedia giunge al sommo».

(Albert Camus, L’esilio di Elena).

 

Il romanzo di Alberto Minnella, il terzo, si apre con questa epigrafe di Camus. Quando si arriverà alla fine della lettura, si capirà bene perché l’autore ha indicato fin dal principio l’aspetto ombroso della solarità. Minnella infatti converte l’innata solarità di Ortigia nel fascino tenebroso di una città illuminata dal giallo dei lampioni, umida per acquazzoni violenti, e misteriosa per i crimini che in essa si consumano.  La vicenda inizia in A foggy day, canzone di Charles Mingus che il mangiadischi Penny manda in giro per il commissariato. Sì, mangiadischi, perché Portanova e il cadavere del prete si svolge nel 1964 e l’autore mostra un’ottima tempra filologica nel ricostruire l’ambientazione, seguire le notizie sui giornali, i modelli delle automobili, il mobilio delle case, l’Olivetti con cui si redigono i verbali.

Per Fratelli Frilli Editori esce la terza prova autoriale dello scrittore siciliano – dopo Il gioco delle sette pietre e Una mala jurnata per Portanova – che è pure la terza indagine di Paolo Portanova, un commissario che ama il jazz e le canzoni di Buscaglione, che ama lasciarsi avvolgere «dal fumo bluastro e dall’odore maschio e inconfondibile che avevano i Toscani» (p. 49). Un commissario che il suo stesso autore definisce “vigliacco”, un perdente, ma un uomo onesto. Portanova si presenta così ai lettori:

«Sbirciai la mia faccia nello specchio. Chi era quel vecchiaccio che mi guardava? La barba arruffata era più lunga del solito; la peluria rossa, un tempo uniforme, adesso aveva striature bianche sui baffi e sul mento: era il segno che pigghiarisi di collere negli anni aveva avuto il suo effetto. I capelli, che sembravano diminuire ogni santa mattina, mi davano la sensazione tremenda di essere diventato preciso a mio padre. Con il palmo della mano provai a rassettarli invano. Un gesto ridicolo di vanità che non m’apparteneva.

Sembrava non esserci più traccia del Paolo che conoscevo» (p. 10).

In questa situazione di precario equilibrio, la fabula poliziesca del romanzo di Minnella si intreccia con la crisi esistenziale e matrimoniale del protagonista, irrompe la telefonata che finge da incipit delle indagini: un prete spogliato, sì si scherza con l’aggettivo ma il cadavere è trovato realmente nudo, precipitato dalla casa vuota di un pregiudicato, Natale Scimeca. Con l’avvio delle indagini, impariamo a conoscere uno dei talenti della penna di Minnella: la descrizione degli ambienti. Con pochi tratti, riesce a colorare gli oggetti, a trasferire loro tonalità emotiva:

«L’appartamento, maleodorante e impolverato, era stato messo sottosopra dagli agenti. Appena misi piede lì dentro una leggera sensazione di tristezza mi calò addosso. Attraverso un breve corridoio, andando a destra, si accedeva alla cucina, piccola e rettangolare, con appesi alla parete di sinistra due armadietti pensili color caffellatte che, dalla parte opposta, facevano paio con i fornelli, sopra i quali trovammo una pentola ridotta ai minimi termini. Andandoci vicino sentii puzza di cavolo bollito, a testimoniare l’ultimo pasto consumato da Scimeca. Sotto agli armadietti c’era un tavolino che al massimo avrebbe potuto ospitare due commensali; ad andarci stretti, anche tre, forse. L’abbandono in cui versava era testimoniato dalle stoviglie sporche nel lavello da chissà quante settimane» (p. 36).

Ambienti polverosi e bui, una «pioggia carica di sabbia» che imbratta Ortigia, tutto si fa più carico e pesante, i misteri si infittiscono perché la morte del prete si intreccia con quella di una donna. Le pagine di Minnella seguono questo intrigata trama, muovendosi – e a volte sbilanciandosi in favore della piega più intimista – fra lo scioglimento del caso e il difficile scioglimento della crisi del commissario, inseguito da sogni inquietanti, nei quali anche la lettera trovata nei vestiti della vittima, assume un monito per se stesso.

«Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio» (p. 41).

Il nome del commissario, “Paolo”, ritorna come un refrain nelle citazioni bibliche e i sogni in cui egli subisce interrogatori da un uomo misterioso, riempiono il lettore di una tensione che risulta alleggerita dal linguaggio che Minnella usa. Il linguaggio di questo e degli altri romanzi, infatti, è un miscuglio di italiano odierno e contemporaneo agli eventi trattati, di parole e costruzione del periodo dialettale; un miscuglio, che non arriva al pastiche del siciliano pur utilizzandone alcuni vocaboli non solamente nelle parti dialogate. Vi è, comunque, nella pur bella intuizione di usare questo lessico così meticcio, la necessità di trovare un controllo del lato emotivo del testo: spesso le parti dialettali diventano un intermezzo ironico, che abbassa la parte lirica che l’autore stava sviluppando.

I capitoli comunque si avvicendano in modo fluido e il lettore riesce a non distrarsi, avvinto non solo dalla trama del giallo, ma pure dalle atmosfere che l’autore riesce a creare. Si entra nelle ritualità di Portanova: siamo accanto a lui quando si siede in poltrona e si ammezza un toscano, degustiamo con lui i liquori, sentiamo con partecipazione le sue palpitazioni per la bella vicina di casa.

«Dov’ero finito?

La rabbia e la paura avevano fatto il loro dovere.

Allora, provai a concentrarmi ancora sulle parole di San Paolo, ma tutte le volte la mente mi si chiudeva a riccio e le mani scattavano verso i sigari e la bottiglia» (p. 134).

Questo stato si protrarrà fino alla conclusione del romanzo, in un climax che non avrà scioglimento e sul quale, com’è ovvio, non è lecito fare anticipazioni. La conclusione, in realtà, non è tale, e già preannuncia nella sua non soluzione un nuovo capitolo delle indagini del commissario.

 

 

 

Duexdieci con il Presidente di BombaCarta, Andrea Monda

downloadAbbiamo posto le nostre due domande al Presidente di BombaCarta, Andrea Monda. Ecco cosa ci ha risposto:
“Per me lettura e scrittura rappresentano innanzitutto una necessità, una esigenza urgente dell’uomo, di ogni uomo. Io e penso ogni uomo, sono uno che ama le storie, ama ascoltarle e narrarle. Mi pare che Chesterton dica da qualche parte che la letteratura è un lusso ma la narrativa è una necessità. Anch’io la penso così: l’uomo sente di dover esprimersi, di dire qualcosa su di sé, sul mondo, sul mistero dell’esistenza. E una storia lo aiuta ad addentrarsi in questo mistero. C’è chi è più portato di altri nel dono della scrittura ma ci sono molti modi per “scrivere”, e comunque tutti sono portati all’ascolto, che è il primo passo per scrivere. Ascoltare, lo stile con cui lo si fa, è già una “scrittura”, una presa di posizione rispetto alla realtà, alla sua tremenda bellezza.
La lettura in particolare mi affascina e, per dirla con Borges, essa rappresenta per me un momento di felicità.
L’esperienza più forte di lettura? direi il Vangelo e la Bibbia innanzitutto. Ma anche Chesterton (Ortodossia) e Tolkien (Il signore degli anelli) non scherzano. Sono libri che ho letto quand’ero molto giovane, forse i libri letti da ragazzo restano più a lungo, scavano nel profondo e lì rimangono. Ma la cosa bella della lettura è che in fondo non ha età, le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Rileggere Endo (Silenzio) in questi giorni è stato bellissimo. Poi noti come i grandi si tocchino, convergano: Endo è davvero il Graham Greene giapponese.
Scrittura? io di fatto non scrivo narrativa, forse la mia “scrittura” è quella che quotidianamente realizzo in classe con i miei studenti. Rispetto ai libri che ho effettivamente scritto forse l’esperienza di “Benedetta umiltà”, un saggio così “letterario” è stata la più forte di tutte.”
Grazie Presidente
I Terremoti di Carta

Scosse di Febbraio 2017

anniversario_10Cari Terremoti,

il nostro febbraio è davvero “indaffarato”. Sono tre gli appuntamenti con la scrittura, luogo privilegiato per celebrare questi 10 anni di attività.

I laboratori di lettura consapevole e scrittura creativa si svolgeranno il 3 e 17 febbraio 2017, ma non basta, durante questo mese avremo la prima Officina speciale. Sarà Nadia Terranova, la prima scrittrice a festeggiare con noi in modo speciale questo anno.  Il 28 febbraio Nadia presenterà la sua ultima fatica editoriale all’interno di un laboratorio pensato per tutti i Terremoti di Carta. Non potevamo non cominciare con una scrittrice messinese DOC, sempre generosa e disponibile al nostro invito.

Come vedete è partita alla grande la rubrica  Duex10. Tanti ospiti condivideranno con noi la loro esperienza con la scrittura e ne siamo felici e onorati.

Non mancheranno i nostri appuntamenti del mercoledì alle 13:00 su Radiostreet Messina, durante la rubrica BookQuakes.

Aspettiamo le vostre recensioni sui libri appena letti, vecchi classici e ottimi moderni. Inviateli a terremotidicarta@gmail.com, saremo lieti di pubblicarli sul nostro sito e sui social a nostra disposizione.

Alle prossime scosse

I terremoti

 

 

Duex10 Paolo Cognetti

16179079_1096153860494266_3578396861203963572_oIgnazio Lax ho avuto la possibilità di incontrare Paolo Cognetti alla libreria Colapesce di Messina durante la presentazione del suo nuovo romanzo “Le otto montagne”, edito da Einaudi.
Gli ha posto una delle nostre domande ed ecco la sua risposta:

Mi racconteresti un’esperienza di lettura e di scrittura per te particolarmente significativa?
È difficile sceglierne una sola, ma posso raccontarti quanto mi abbia positivamente colpito la mia ultima lettura, Canto della pianura di Kent Haruf. Io sono un fervido appassionato dello stile di scrittura “americano”, alla Hemingway o alla Carver per intenderci, essenziale e semplice ma ricco di significati e forza espressiva. Purtroppo, nella narrativa di oggi, questa scrittura passa spesso per una cosa vecchia, classica e superata: questo mi addolora molto, perché la sottrazione viene scambiata per ingenuità! Poi, invece, leggo testi come Canto della pianura e penso che Hemingway è ancora vivo e che da questo tipo di scrittura possono nascere ancora cose molto belle. Sono contento che questo stile torni in auge, ha molto da offrire.
Per quanto riguarda la mia scrittura, è stato fondamentale il mio incontro con gli scrittori americani: da loro ho preso la buona abitudine di scrivere ogni giorno, anche solo per qualche ora; il mio momento preferito per mettermi al lavoro è la mattina presto.

Grazie a Ignazio Lax per la sua disponibilità da

I terremoti di Carta

Duex10: la libertà e il piacere della scrittura. Simonetta Agnello Hornby

Chornbyari amici,

solo ieri avevamo cominciato ad invitare scrittori, librai, giornalisti, critici letterari, autori, attori a condividere con noi la loro esperienza di scrittura. Lo abbiamo fatto con due semplici domande:

– Cosa rappresentano  per te la lettura e la scrittura?

– Raccontaci brevemente quale è stata l’esperienza più forte di  lettura e scrittura che hai fatto nella tua vita,

La prima a rispondere al nostro invito è stata proprio lei, la bravissima scrittrice siciliana Simonetta Agnello Hornby.  Ci ha scritto una mail chiedendo di poter condividere con noi telefonicamente la sua esperienza di scrittura. Alla prima domanda la nostra scrittrice ha risposto, dicendo che il mondo della scrittura rappresenta per lei la libertà: è un mondo che lei può controllare e nel quale può dimenticare tutto il resto e grazie al quale riesce a vivere e affrontare il mondo reale e i suoi problemi. La scrittura rende liberi.

Le abbiamo chiesto quante gioie e quanti dolori la scrittura le abbia dato durante questi meravigliosi anni di attività. La scrittrice ha chiaramente affermato che la scrittura non le ha mai dato gioia. Piacere, Si. Gioia, No. Anche sofferenze, dubbi, il chiedersi se aveva fatto fatto bene, se era riuscita nella ricerca delle giuste parole, ma, soprattutto il piacere di scrivere e il ritrovarsi in quel dono grande lasciatole in eredità dai suoi genitori, la bellezza della lettura.

Non potevamo dare inizio in modo migliore a questo appuntamento con Duex10. Grazie di cuore alla Signora Hornby e alla sua generosità.

Alle prossime scosse

I Terremoti di Carta

10 ANNI DI SCOSSE

anniversario_10Cari amici,

un’attività tellurica che duri per tanto tempo metterebbe certamente un bel po’ di ansia: da un lato perché richiamerebbe alla mente delle catastrofi naturali imprevedibili  e dall’altro perché non sapremmo mai quando porre la parole fine.  Questa riflessione viene sviluppata da dieci anni, da quando uno dei primi partecipanti ai laboratori propose  di dare questo nome alla nostra associazione:Terremoti di Carta.  Da dieci anni chi sente per la prima volta questo nome, prima fa una smorfia  di perplessità e inquietudine, di chiara o inconsapevole matrice superstiziosa e poi dice: “Ah si, il 1908”. E noi, impavidi soci, facciamo un sorriso bonario pensando : “Si, e c’è molto di più”.

Sono già passati 10 anni? E adesso? Dobbiamo festeggiare, ma come? Ma come ogni buona associazione che si rispetti.  E no! Questo non lo sappiamo fare.  Sappiamo, però fare tante altre cose, o forse è meglio dire “essere” tante cose.

Innanzitutto celebreremo il nostro essere la prima Associazione ad aver portato l’esperienza della scrittura creativa a Messina. Tante sono le scuole e le modalità di organizzazione di un corso di scrittura, ma Terremoti di Carta, non ci stancheremo mai di dirlo, vive e condivide da 10 anni l’esperienza della scrittura creativa come fucina di relazione, ascolto e crescita nell’arte del narrare.

Da qui cominceremo a festeggiare, evidenziando la straordinarietà del nostro ordinario.

Le officine di lettura consapevole e scrittura creativa si terranno secondo il seguente calendario:

3 febbraio – 24 febbraio – 7 aprile -21 Aprile-12 Maggio – 26 Maggio dalle ore 18:30 alle ore 20:00 presso la Libreria Doralice di Messina

Due  officine con ospiti speciali:

28 febbraio con Nadia Terranova dalle ore 17:00 alle ore19:00 presso la Libreria Doralice di Messina

18 marzo con Stas’ Gawronski dalle ore 10:00 alle ore 16:00 presso la Libreria Doralice di Messina

Bookquakes, le scosse di cultura, la rubrica radiofonica del Mercoledì alle ore 13:00 su Radio Street

Afternoon tea, i tè letterari animati periodicamente dall’associazione presso il St Taurus Pub di Messina

Convegno Nazionale sulla Letteratura,  27-28-29 Aprile a Reggio Calabria, con Italo Calvino, Antoine Saint Exupéry e Elena Bono.

Il nostro Sito

Sul sito troverete la nostra storia, il nostro manifesto di impegno culturale legato alla Federazione BombaCarta.

Ogni settimana uno scrittore, un libraio, un giornalista, un critico letterario, un autore, un attore condividerà con noi la sua esperienza di scrittura.

Troverete anche nuove recensioni su classici letterari, nuove pubblicazioni , esordienti

3° Raccolta In..differenziata

Ci prepareremo alla pubblicazione del 3° Volume che raccoglierà i testi degli esercizi degli ultimi tre anni di attività

E questo è solo l’inizio. Dal 15 gennaio 2017 ci attende un anno di festeggiamenti insieme a tutti coloro che vorranno rendere speciale ogni occasione di incontro e relazione nell’esercizio della riflessione letteraria.

Alle prossime scosse

Nancy Antonazzo

 

Scosse dell’Anno Nuovo. Gennaio 2017

Carissimi,
finalmente è giunto il tanto atteso e sospirato 2017. Non possiamo fare altro che unirci ai numerosi auguri che in queste ore state ricevendo e condividere con voi una poesia molto conosciuta di Gianni Rodari:

L’anno nuovo
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

Anche gennaio sarà all’insegna dell’esperienza della riflessione sulla scrittura creativa. A breve conosceremo la data del prossimo laboratorio. Non vediamo l’ora. Nel frattempo vi invitiamo a inviarci le recensioni dei vostri libri preferiti all’inidirizzo email terremotidicarta@gmail.com, con oggetto “Recensione del testo dal titolo (N.N.)”: selezioneremo quelle più interessanti e le posteremo su questo sito.
Alle prossime scosse

I terremoti di carta

I nostri auguri

Cari Terremoti,
per augurarvi un sereno Natale questa volta abbiamo scelto un testo di Novalis, proposto da Ancora Editrice per il suo volumetto dal titolo “La meraviglia del presepio”. Vi auguriamo, davvero

Buon Natale!

Buon Natale!

un Natale di meraviglie!

RITORNA IL NATALE

Ritorna il Natale
puntuale come un treno
quando è puntuale.
Ai finestrini appannati
si affacciano i ricordi
luminosi come gli ochhi
di neve che scende.
Rimane un’orma sul cuore
soffice come la nostalgia.
Ho lasciato alle spalle stazioni
di cui ben ricordo il nome,
altre ignote mi attendono.
Un giorno arriverò a casa.
Finalmente.
E sarà Natale per sempre.

Scosse di Dicembre

Cari Amici,

le scosse di dicembre non tardano ad arrivare. Domani 2 dicembre alle ore 18:30 presso la libreria Doralice di Messina ritorna il tradizionale Laboratorio di Lettura Consapevole e Scrittura Creativa. Terremoti di Carta è la prima associazione culturale ad aver portato in città l’esperienza delle scrittura creativa nel 2007: non una scuola per diventare scrittori famosi, ma un luogo di condivisione, “un’esperienza di esercizio e di riflessione sull’espressione artistica e creativa aperta a chiunque abbia il desiderio di mettere in gioco la propria sensibilità e i propri talenti in un confronto aperto e creativo” ( Dal Manifesto di Bombacarta). Non è necessario alcun talento o competenza, ma solo l’esigenza di incontro e relazione attraverso il testo narrativo.
Per info e partecipazione: terremotidicarta@gmail.com La partecipazione è gratuita al primo incontro ma necessita di prenotazione.

Il 3 dicembre alle ore 18:30, presso la libreria Feltrinelli Point di Messina, presentazione del nuovo romanzo di Fabio Bonasera, uno degli autori del Bookb@ng 2016, “In un cielo di stelle scadenti”: una favola moderna, ironica, intimista, esilarante, diretta, a tratti provocatoria, che interpreta le fragilità e le potenzialità, spesso inespresse, che caratterizzano il clima della società contemporanea.  Un incontro che vedrà una conversazione letteraria tra l’autore e la presidente dell’Associazione Terremoti di carta Nancy Antonazzo, accompagnata da un reading a cura dell’associazione, tramite la voce di  Giusi Di Bella.

Vi aspettiamo alle prossime scosse

I terremoti di Carta

 

Scosse di Novembre

Cari Amici,

non si sono ancora esauriti gli adempimenti del Bookb@ng( tanti i riconoscimenti e i ringraziamenti che ancora giungono  a distanza di due settimane) che la nostra associazione si è rimessa all’opera per le prossime iniziative.

corso_di_spagnolo-copiaAbbiamo avviato le iscrizioni ai laboratori di Lingua Spagnola, che, per quanti vorranno potranno avere come meta finale gli esami per il conseguimento della certificazione DELE. Si comincia martedì 8 novembre. Per informazioni e iscrizioni potrete scrivere a terremotidicarta@gmail.com

Stanno per ripartire anche i laboratori di lettura consapevole e scrittura creativa, coordinato da Nancy Antonazzo. Nuove esperienze legate alle tematiche del manifesto culturale di Bombacarta e che hanno per oggetto la riflessione e la pratica sulle espressioni letterarie.

Cosa aspettate a scriverci e a unirvi a noi?

Vi aspettiamo. Alle prossime scosse

I terremoti di Carta

Grazie Bookb@ng!

Carissimi amici,

riemergiamo dagli ultimi adempimenti del Bookb@ng 2016, che sta riscuotendo ancora tanti riconoscimenti. Questa seconda edizione è stata molto più difficile della prima ma anche molto più bella. Penserete che sia fisiologico, ci si tiene di di più e si ha a cuore la conferma di una buona organizzazione.  Stavolta è stato molto diverso, è stato molto di più.  Non staremo qui a  dire le solite cose sul livello mediocre della cultura della nostra città perchè abbiamo avuto molta più affluenza dell’anno scorso e la formula dei laboratori ha funzionato davvero bene. Non staremo qui a lamentarci del fatto che le istituzioni non ci sono, lavorano male e invece di valorizzare le realtà culturali come la nostra le guardano con apparente aria di sufficienza e si limitano a “concedere” spazi.  Non ci lamenteremo del caos straordinario, causato dall’improvviso arrivo del Presidente del Consiglio, che ha gettato nel panico un’amministrazione a dir poco impreparata già all’ordinario.

Non ci lamenteremo, perchè in mezzo a questo “niente”, abbiamo incontrato persone che ci hanno aiutati concretamente a portare avanti questo evento, senza clamore e con grande spirito di solidarietà: li abbiamo trovati tra i funzionari degli uffici amministrativi del Palacultura e della Biblioteca “Cannizzaro” preposti, in alcune persone che lavorano nelle testate giornalistiche e televisive, negli addetti ai lavori, tecnici, editori, volontari.  Tutti hanno contribuito “personalmente”. Non faremo nomi, ma a tutti loro va il nostro primo grazie.

Non diremo che ogni esperienza ha luci e ombre, diremo piuttosto che anche noi abbiamo avuto il nostro flop nel pomeriggio del venerdì: lavorando con le scuole abbiamo subìto la cosiddetta “assenza” di intere classi di una scuola che avevano aderito alle iniziative in programma in quel pomeriggio e questo ci ha fatto fare una “brutta figura” con gli ospiti venuti proprio per incontrarli e ci ha messo fortemente in imbarazzo. Qualcun ha detto “fa parte del gioco”. Noi vediamo solo la perdità di grandi opportunità in una città dove tutti vogliono organizzare belle cose, tutti insegnano, ma nessuno vuole imparare.

Tuttavia, diremo che questi tre giorni hanno costituito un’esperienza bellissima:

– i laboratori per i bambini con la casa editrice Verba Volant e l’associazione Nati per Leggere, i laboratori per i ragazzi della scuole medie con Cristina Zagaria e Maria Cristina Sarò, il progetto Bookb@ng Theathre Young curato da quest’ultima con la partecipazione di Sara Cascio e i suoi ragazzi per il triennio delle superiori; il laboratorio di lettura sulle opere della scrittrice Elena Bono con i ragazzi delle classi di alcuni licei, i laboratori per i docenti delle scuole di ogni ordine e grado; il laboratorio e la presenza e la generosità dell’Associazione Audiolesi e Problemi del Linguaggio “Filippo Ciranni”;

– gli incontri con Stas’ Gawronski, Alessandro Zaccuri, Paolo Gulisano, Francesco Marchitti, Barbara Bellomo, Maria Antonietta Ferraloro, Milena Romeo, Fabio Bonasera;

– la presenza del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne e della coordinatrice del team di Orientamento, la profssa Mariavita Cambria; del DICO e dei suoi stimati responsabili, prof Fabio Rossi e dott. Fabio Ruggiano . Un grazie speciale al direttore del DICAM, prof. Mario Bolognari che ci ha onorati della sua presenza.

– i seminari di alto livello come quello della FUCI, moderato da Claudio Staiti e dell’Ordine dei Giornalisti, magistralmente capitanato da Gisella Cicciò;

Infine la meravisiona mostra “Tremendum Fascinans. La collana di studi religiosi, iniziatici ed esoterici La Terza”, curata con la stessa passione di sempre dal carissimo e stimatissimo dott. Sergio Todesco.

Un grazie speciale a Anna Mallamo e Paolo Di Paolo per la loro signorilità, i loro consigli e quella capacità di critica costruttiva che li contraddistingue. 

Abbiamo nominato solo quelli invitati da noi, lasciando agli altri organizzatori il compito di ringraziare i loro ospiti e gli editori, ma insieme a tutti loro si sono avvicendati molti altri, ai quali va il nostro augurio di coraggiosi progetti futuri.

L’obiettivo di Terremoti di Carta è stato raggiunto: incontrare i giovani e farli incontrare, condividere con giovani e adulti l’esperienza della lettura e della scrittura in un’atmosfera informale di amicizia.  Abbiamo potuto perseguire questo obiettivo grazie alla partnership dell’Istituto “Antonello”, ma anche grazie alla disponibilità dei Dirigenti del Liceo “Maurolico” e  dell’Istituto “San Giovanni Bosco di Messina”.  A tutti loro e ai ragazzi che hanno aderito al nostro Progetto di “Alternanza Scuola-Lavoro” l’augurio di poter continuare a collaborare insieme per innalzare il livello della cultura e della conoscenza degli studenti.  Un grazie speciale a Chiara Raffa, Noemi Villari, Michela Carnabuci e Stefania Melina, quattro ragazze meravigliose, quattro assistenti che ci hanno affiancati in questa meravigliosa avventura, credendo nel nostro progetto e spendendosi instancabilmente.

Ai nostri partner, Fabrizio Palmieri e Luigi Grisolia, il grazie per aver creduto in noi e l’auspicio di credere sempre e comunque che ogni contributo, anche piccolo ci faccia sentire utili per questa città.

Alle prossime scosse

I Terremoti di Carta