da “L’olivo e l’olivastro” (V.Consolo)

“Il traghetto scivola, esce lentamente dalla spira del porto, passa sotto la statua della Madonna, alta sopra la colonna, doppia la punta, gira su se stesso e si dirige verso l’altra costa. La città si allontana, s’allontana l’isola. E’ un pomeriggio d’aprile, di tenero sole, di cristallina luce che irrora i colli boscosi del Peloro, il cielo sopra lo stretto, attonito, sospeso come nel venerdì di Passione, nella Crocifissione di Anversa o di Sibiu (fra un pennone e un altro – in alto si torce il corpo nell’agonia, s’inarca, è vinto, s’allenta – piantato sul colle di calcare, di spini, di crani – scivola il serpe nell’orbita, dalla chiostra dei denti, sta ferma la civetta – si staglia il paesaggio d’amore e di memoria: campi, orti, forti, isole vaganti, nuvole, aironi migranti…). Lungo il molo, la riva, si stende la città, s’incunea nelle gole dei valloni, bassa, bianca, come di baracche, villaggio minerario o coloniale. Città di luce e d’acqua, aerea e sfuggente, riflessione e inganno, fatamorgana e sogno, ricordo e nostalgia. Messina non esiste. Esistono miti e leggende, memoria e attesa di sconquasso. Ma forse vi fu una città con questo nome perché disegni e piante riportano la falce di un porto con dentro galee che si dondolano, e mura, colli scanditi da torrenti, coronati da castelli, e case palazzi chiese porte…
Del luogo dove si dice sia Messina non rimangono che pietre, meno di quelle d’Ilio e di Micene, rimane un prato, in direzione della contrada Paradiso su cui giacciono sparsi marmi, calcinati e rugginosi come ossa di Golgota o campo d’impiccati: angeli mutili, fastigi, rocchi, capitelli, stemmi… tracce, prove d’una storia frantumata, d’una civiltà distrutta, d’uno stile umano cancellato. Deve essere dunque successo qualche cosa, sacco d’orde barbare o furia di natura.”
Francesca G.

Comments (1)

fadetteDicembre 29th, 2010 at 13:13

“.. fatamorgana e sogno, ricordo e nostalgia. Messina non esiste.”
Quanto è vero; esiste solo un fantasma della città che è stata, distrutta dalla natura e mai più ripresa dagli stranieri che hanno cominciato ad abitarla, come ospiti di passaggio, albergo da saccheggiare e depredare, eterni turisti ingrati.