“L’amoretiepido” di E. Camaioni

Cos’è l’amoretiepido, scritto tutto unito come suggestionatoci dall’autrice del libro?
E’ l’amore calmo, non pervaso da frequenti stravolgimenti, contenuta passione che affonda la sua solidità in complicità di coppia nascoste, come le radici di un albero ad alto fusto? O piuttosto, di contro, non è che un amore superficiale, quello del non impegno, il puro distillato di radi momenti di intesa, intensi ma sempre contenuti nello spazio e nel tempo, immuni dalla noia che è inevitabilmente connessa alla quotidianità?
La dualità riconducibile al titolo dell’ultimo libro di Eliana Camaioni, pubblicato dalla case editrice Pungitopo, ritorna ancora nel romanzo a partire dalla struttura che alterna la voce in prima persona della principale interprete a quella del narratore esterno, conoscitore dei fatti degli altri protagonisti. Anche i luoghi sono sovrapponibili: c’è la provincia messinese, luminosa nei suoi paesaggi che dalla marina tirrenica risalgono fino ai Nebrodi, dai personaggi genuini e geniali come il barista di una piccola stazione ferroviaria e gli studenti liceali di un paesino, e dall’altro verso c’è la città provinciale borghese, quella dei salotti chiusi e dei circoli di bridge e di canasta.
Prendendo spunto dalla vicenda personale di supplente a Mistretta, la scrittrice messinese imbastisce una storia che ruota intorno alla figura di Rosa, insegnante estrosa e precaria, alla quale viene affidato l’incarico temporaneo di una cattedra in un paese di montagna in prossimità delle feste natalizie, proprio quando la neve copiosa fa scappare dal posto gli insegnanti di ruolo. A Mistretta Rosa incontra il cugino Lapo che le dà ospitalità nella sua casa, dove vive senza la moglie Luisa la quale invece è rimasta ad abitare a Messina. La relazione coniugale tra i due si trascina ormai stanca e senza stimoli e lo stesso Lapo intrattiene, da più di dieci anni, una storia parallela con Loredana, titolare di una palestra nel paese, senza però mai decidersi a risolvere definitivamente le due situazioni.
Anche Rosa vive un momento sentimentale difficile con Carlo, fotografo e tombeur de femme; la sua relazione incespica tra alti e bassi quasi ad accavallare la precarietà professionale con quella intima. E’ in questo momento che si inserisce nella sua vita Mario, fratello di Loredana, segretario del liceo dove Rosa ha avuto assegnato l’incarico.
Basta uno scorcio di vita di questi sei personaggi a costruire la trama del libro che si interseca e si intreccia, con sorprese e colpi di scena, per lasciare poi al lettore un finale aperto. E in questo questo scorcio di vita, la Camaioni dà corpo e voce a una generazione di quarantenni dai rapporti personali complicati, le cui esistenze proseguono “a vista” su un filo fragile e sottile come bava di baco da seta. Uomini e donne di questo tempo, liberi e contemporaneamente incapaci di rendersi assoluti padroni del proprio destino stabilizzando lavoro e affetti. Vivono la loro incertezza e ci convivono, assuefatti alla logica del “qui e ora”, immersi in una società che fin da giovani li plasma nel ruolo di precari, in una lotta interiore combattuta tra l’ebbrezza della possibilità – che è anche opportunità – e la serenità ambita di equilibri consolidati. Rosa e i suoi amici sono uno spaccato di questa generazione di adulti poco cresciuti, leggeri e sofferenti, alla ricerca di risposte che potranno trovare – e ne sono coscienti – solo dentro se stessi.
Senza dubbio una valida prova per l’eclettica autrice che approccia il pubblico dei suoi lettori in maniera spontanea e coinvolgente, generosa al punto da offrirgli il testo per un riuscito esperimento di riscrittura del finale.

G. Di Bella