Recensione : “La Licenza” di Mario Falcone

a cura di Rosalia Mollica

” l’inno dei sommergibilisti si gonfiava nella notte rischiarata dalle fiamme che guizzavano riflesse sull’acqua, sul volto dei marinai stipati in cima alla torretta”.
Inizia cosi il romanzo che ci trascina in una storia di guerra, amori, sentimenti, desiderio di vendetta e dal quale è difficile staccarsi. Sembra di vederli i marinai! Potere dello scrittore-sceneggiatore Mario Falcone, che, munito di penna e cinepresa, sa condensare nel suo romanzo trama, personaggi , sfondo storico con dialoghi e ritmi
drammaturgici efficacissimi. e allora…ciak, motore, azione!
Siamo nel 1943, anni difficili di spaccature dilanianti, di scelte decisive, ripensamenti e delusioni cocenti. Il marinaio sommergibilista messinese Enea Crisafulli è il protagonista. Enea apre la vicenda con una lunga peregrinazione attraverso tutta l’Italia, non come il suo omonimo virgiliano in fuga dalla sua città ma, riavvolgendo immaginari fotogrammi a’ rebours,verso la sua Messina, dove forse lo attenderanno le stesse fiamme e la stessa distruzione di Troia . Anche questo Enea è Pius, ma nel nome della madre stavolta e non solo. Ben presto la sua vicenda si intersecherà con la storia travagliata del nostro paese. Si sa, il ‘43 è lontano dalla fine della guerra e le sofferenze saranno ancora tante e tante. L’armistizio, l’alleato divenuto nemico, la penisola spaccata in due condurranno il conflitto verso una lotta fratricida ancora più ignominiosa. Tante figure affiancheranno Enea, tanti i dialetti parlati da questa varia umanità . È anche una storia di amicizia, di sentimenti familiari , di solidarietà necessaria come compensazione ad un mondo che è sprofondato nell’odio. Tra chiaroscuri e per contrasto spiccano sentimenti nobili di fratellanza accanto a delazioni e bassezze inaudite. La guerra è protagonista al pari del marinaio, la guerra con la sua assurdità ,“ lavacro cruento” che svela il meglio o il peggio di tanti ma che permette anche infinite redenzioni per chi ha la capacità di ravvedersi . Si incontrano volti umani messi a nudo da vicende estreme e messi alla prova dall’orrore, la distruzione, la miseria, la fine o la nascita di ideali . L’immaginazione, ahinoi, non supera la realtà, le mostruosità della storia sono note a tutti. Chi riuscirà ad uscirne vivo non sarà più lo stesso, ferito nella mente e nel corpo dal marchio a fuoco della sofferenza e dell’odio..non dimenticherà facilmente. Non esistono i buoni o i cattivi, la guerra livella tutti allo stesso grado di crudeltà, è senza leggi e codici d’onore . Il tribunale con cui ognuno dovrà fare i conti sarà quello della propria coscienza, rimanendo imprigionato e condannato nei confini dei ricordi.

Mario Falcone, con la sua storia, ci aiuta a a coltivare la memoria contro l’indifferenza e ci ricorda anche, qualora ce ne fosse bisogno, che non c’è nulla di buono nella guerra, se non la sua fine.

Ah, un suggerimento ! Accompagnate la lettura con un calice di un corposo
e persistente nero d’avola (senza esagerare naturalmente)… che
c’entra direte.. c’entra eccome! ..leggetelo e lo scoprirete.