VIAGGIO NELL’ ALDILA’

VIAGGIO NELL’ ALDILA’,

ALLA SCOPERTA DELLE PENE INFLITTE AI MEMBRI DEL GRUPPO DI SCRITTURA CREATIVA

(IL TUTTO – S’ INTENDE – PER PURA CELIA)

Quando mi vidi alfine ne lo loco

dove l’uomo s’affanna a cotal punto,

che mai nessun vorrìa, visto lo foco,

ch’ etterno regna lì, dov’ elli è giunto,

più oltre rimaner, tanto né poco,

temer dovetti restar sempre solo.

Ma al duol non era cotal mal congiunto,

che vidi altra persona su quel suolo.

Fatta l’ oscurità non era tale

che scorger si potesse questo solo,

ma pur lo loco, come s’ era e quale.

Le rocce lo cingean tutto d’ intorno,

ma d’ ampiezza v’ avea tanto che strale,

che saettasse dal centro al contorno,

non lo averebbe percorso del tutto.

Su le pareti, dei nomi era addorno

di quei ch’ empito l’ avean con lor lutto.

Anche lo mio già v’ era stato inscritto:

la data, il modo de la morte, tutto,

come volle colei che ha tal diritto

e che cotanto viaggio far mi fece.

All’ ombra ch’ avea scorto tanto lece,

che di subito, a me venuta, chino

ad attendere a lei quella mi fece.

<<Or ti dirò per ch’ io son tal vicino*

a te>> mi disse <<di quel gruppo folto

di color che gl’ ingegni, a capo chino,

ad adornato scrivere hanno volto,

e non soltanto un dì han consumato,

ché il tempo a ciò devoto è stato molto.

Né pur devi pensare, accostumato

come tu sei, sempre a veder tuo fallo,

che da color fallare non fu osato.

Molti son quelli, in tal consesso dotto,

che dei piacer carnali hanno abusato

ed al comune scorno hanno condotto.

Le vie d’ amor terreno hanno cercato,

ad esse ogne altro studio hanno dirotto.

Altri han pensato soltanto a lor gola

e manducando cibo, e crudo e cotto,

di tai piaceri si son fatta scuola.

Quali si sono d’ ira in core accesi,

se d’ error loro si facea parola.

Quali son presto ne l’ accidia incorsi

e di cure evitar virtù hanno fatto,

senza provare pene né rimorsi.

Noi due però dobbiamo prender atto

che nostra colpa fu d’ essere attori,

che personaggi di se stessi han fatto.

Esercitammo le menti ed i cuori

a render vero lo triste e il giocondo,

ma da noi stessi rimanemmo fuori.

Per ciò siam cinti da un margine tondo,

per ciò sortire da qui non possiamo,

e ne lo cerchio è tutto il nostro mondo.

In vero soli noi però non siamo,

e lo parlar tra noi è nostra reggia,

ché quanto de la nostra opera diamo,

di volta in volta, a chi l’ ascolta e lèggia,

è l’ occasione di fare esperienza

di ciò, di noi, che in altri sempre echeggia>>.

* cfr. Inf., XXXIII, 15.

Francesco

Comments (3)

Zebra1Maggio 22nd, 2008 at 10:11

meraviglioso e riuscitissimo esercizio di stile.
Complimenti, come sempre la tua scrittura ha qualcosa di particolare.
Nico

Juliette75Maggio 23rd, 2008 at 10:58

WOW!!! e chi sei?? Il nuovo Dante???!!! Veramente notevole… complimenti!!!
;-)))))

ProffinaMaggio 23rd, 2008 at 13:15

Mi rendo conto che il nostro laboratorio è ricco di talenti. Questo mi mette continuamente in discussione perchè mi domando sempre come poter trovare nuove strade che vi diano la possibilità di esprimervi al meglio e al tempo stesso che vi faccia crescere e riscoprire la bellezza di condividere le vostre capacità creative e di imparare gli uni da gli altri.
Questa domanda diventa, poi, uno stimolo per continuare con entusiasmo questa meravigliosa esperienza che si chiama Officine.
Grazie Francesco
Nancy