“RAGAZZO ITALIANO” di Gian Arturo Ferrari

 

Recensione :”RAGAZZO ITALIANO” DI GIAN ARTURO FERRARI

a cura di Rosalia Mollica

Il lento divenire, le emozioni, le piccole esperienze, la famiglia, la scoperta di sé sono gli ingredienti di questo romanzo. Ninni, il protagonista, è bambino, poi ragazzino, infine ragazzo. Zanegrate e Querciano sono la geografia “Due stagioni, due case, due luci, due voci. Due mondi, due vite” i luoghi della scoperta, di profumi, di cantucci e di ricordi. Si respira l’aria dell’infanzia di molti ragazzi italiani cresciuti nell’immediato dopoguerra, dopo quella guerra che aveva ingannato tutti e che a tutti aveva insegnato che non c’è giustizia. Ma in virtù di questo dramma e nonostante i veleni che ancora esistono tra le macerie e tra la gente, tutto sta cambiando. Milano con la nuova casa e il boom economico, segneranno il passo. La famiglia rifugio/prigione sarà il bozzolo per una ri-nascita: la nonna, aggrappata al passato, annaspa nel tempo che la travolge; la madre/moglie “di buon carattere “ ma nulla di più; il padre con un bagaglio d’affetto cosi povero da non averne per gli altri è incapace di trovare una giuntura fra sé e il figlio. Il filtro sono gli occhi del protagonista che è testimone e rappresenta il pendolo del tempo che scorre e cambia. Anche se la narrazione resta in superficie, scorre a pelo d’acqua, si avverte chiara la profondità di ciò che sembra banalmente quotidiano, ovvio; Tutto ha una sua valenza, tutto lascia il segno. Resta il sapore piacevole di tempi passati ma che appartengono alla memoria di tanti, un mondo del tempo che fu italiano, tutto nostro, buono e vero, come tutto ciò che appartiene al ricordo. Ninni scopre sé stesso, si ha la sensazione di camminare al suo fianco, è difficile conoscerlo a fondo e difatti non è conosciuto da nessuno, nemmeno dal lettore che inizialmente fa fatica ad entrargli dentro, poi, con un percorso lento di crescita la sua anima si svela, pure per chi legge. Ogni metamorfosi arriva inaspettata poiché spesso ciò che fa male o bene cammina accanto inconsapevolmente e poi di botto la vita si allinea col sentire, e si rivela. Ninni scopre se stesso, giorno dopo giorno, è un difficile partorirsi ancora e ancora attraverso esperienze apparentemente banali ma che sono le gocce che riempiono un mare di emozioni, una scoperta di sé come entità autonoma. Il percorso umano di un ragazzo qualunque, con i suoi piccoli accadimenti che incidono come i grandi. Anche se, sul finire, la narrazione sembra che acceleri troppo e riveli un’abdicazione contenutistica a dispetto della profondità promessa, la trama avanza con sobrietà e linearità, condita di cose semplici e anche per questo piacevole.